AULE GIUDIZIARIE
L'ufficiale Giudiziario non commise peculato nell'esercizio delle sue funzioni
La Corte di Appello di Lecce ha assolto Nicoletta Barletta che nel processo di primo grado era stata condannata a 4 anni e 3 mesi di reclusione
Fasano – Non ci fu né il peculato, né il falso. La Corte d'appello di Lecce (Presidente Scardia, a latere Toscani e Surdo) ha assolto dall'accusa di peculato nella propria funzione l'ex ufficiale giudiziario fasanese, Nicoletta Barletta che era finita sotto inchiesta e poi condannata dal Tribunale di Brindisi a 4 anni e 3 mesi di reclusione nel marzo del 2014.
Ora in appello la Barletta, difesa dagli avvocati Massimo Manfreda e Marco Grattagliano è stata riconosciuta innocente, essendo stata esclusa qualsiasi responsabilità rispetto alle condotte contestate nel capo di imputazione.
Nel corso del processo d'appello la stessa imputata ha voluto rendere dichiarazioni spontanee. L'ufficiale giudiziario Nicoletta Barletta in servizio al Tribunale di Fasano prima e a quello di Brindisi poi, subì nel marzo del 2014 una condanna a 4 anni e 3 mesi di reclusione, mentre fu assolta dal reato di abuso d'ufficio. Al termine del processo di primo grado furono accolte le richieste del sostituto procuratore Valeria Farina Valaori, che aveva condotto una lunga indagine sulla vicenda.
Per la dott.ssa Barletta scattò anche l'interdizione perpetua dai pubblici uffici, oltre allo scioglimento immediato del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione.
Un'inchiesta complessa e delicata, quella che aveva interessato il funzionario, con fatti accaduti tra il 2000 e il 2007, che vennero fuori, però, solo nel 2011, e che ebbero l'effetto di un fulmine a ciel sereno. Secondo quanto appurato dagli investigatori, la Barletta avrebbe ottenuto benefici personali facendo valere il suo ruolo di pubblico ufficiale.
«Quale ufficiale giudiziario dirigente in servizio presso l'Ufficio Unep del Tribunale di Brindisi, Sezione Distaccata di Fasano – recitava testualmente il capo di imputazione –, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, omettendo la registrazione obbligatoria delle richieste di esecuzione di pignoramenti pervenute dalle parti private sui prescritti registri, ed eseguendo i relativi pignoramenti con la formazione di formali verbali cui attribuiva un falso numero di registrazione modello, dopo aver acquisito la materiale disponibilità delle somme costituite dai diritti, dalle indennità di trasferta e dalla tassa erariale del 10% sulle trasferte, a lei corrisposte dalla parte che aveva chiesto l'esecuzione, se ne appropriava e si procurava un ingiusto vantaggio patrimoniale».
A svolgere le indagini erano stati i Carabinieri della Compagnia di Fasano che avevano anche intercettato le conversazioni telefoniche della Barletta. Ora, nel processo d'appello l'ipotesi accusatoria è stata completamente smentita ed è arrivata l'assoluzione.
Le motivazioni della sentenza saranno depositate nel termine di 90 giorni.
di Redazione
28/05/2018 alle 00:27:35
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